Storia di A’ Castellana
(Estratto dal libro “Il sussurrare dei ricordi” di Mario Porretta)
Nel 1971 per la prima volta mi concessi una vacanza. Mi recai in America per rivedere i miei fratelli. Mi colpì molto il mondo della ristorazione dal quale i miei fratelli traevano grandi soddisfazioni. Ritornato a casa una nuova idea cominciava a frullarmi nella mente. A Caccamo in quel periodo il Cavaliere Giorgio Ponte era il Presidente della Pro Loco e dirigeva il settimanale “La Voce di Caccamo”. Io ero socio dell’associazione. Un giorno il Cavaliere mi chiese di accompagnarlo nei paesi della Valle del Torto dove doveva recarsi per trovare dei corrispondenti. Iniziammo il giro da Termini Imerese, per poi proseguire per Sciara, Cerda, Aliminusa, Montemaggiore, Alia, Vicari, Roccapalumba, Ciminna, Baucina, Ventimiglia. Questo giro ci impegnò per diversi giorni. Durante il viaggio si chiacchierava ed io accennai all’idea di aprire una pizzeria. Il Cavaliere si mostrò entusiasta ed avanzò diverse ipotesi sui locali da acquistare. Una mattina appena ci incontrammo mi disse: – Questa notte ho avuto un’illuminazione. Ho trovato il luogo dove poter collocare l’attività, la zona giusta è Fuori Porta perché c’è il castello. Io avevo avviato le trattative per ottenere i locali del vecchio pastificio, in via Porta Euracea, ma il Cavaliere insistette facendomi capire che avrei sbagliato perché il locale sarebbe stato fuori mano. In quel tempo era in fase di redazione il piano regolatore. Il tecnico incaricato mi informò che a Fuori Porta, nella zona dietro il monumento, era prevista una piazza e si sarebbe dovuto procedere all’abbattimento delle vecchie costruzioni esistenti. I proprietari spaventati si affrettavano a vendere gli immobili. Incontratomi con l’ingegnere progettista, chiesi delucidazioni. Questi mi fece capire che ciò non sarebbe accaduto anche se lui aveva in mente, per salvaguardare quella zona, di dichiararla non edificabile. Mi sentì incoraggiato e mi affrettai nell’acquisto dei locali. Nel gennaio 1975 incominciai i lavori di ristrutturazione. Nacque l’esigenza di trovare un socio. E così mi misi in società con mia sorella Mimma e suo marito Salvatore Canzone. Questa società durò fino all’anno 2000. Un pomeriggio, mentre mi recavo al lavoro, notai su un muretto vicino al locale una persona intenta a disegnare il castello. Incuriosito mi avvicinai. Così conobbi l’Architetto Rodo Santoro, che in quel periodo stava curando i lavori di restauro del castello. Gli chiesi subito di realizzare il prospetto dei locali ed egli accettò prontamente. Da allora ho sempre beneficiato della sua amicizia e dei suoi pareri professionali, resi sempre con lealtà ed affetto. Lavorai quasi due anni, per sette ore al giorno, con l’aiuto di un manovale. Le peripezie che dovetti affrontare non furono poche, compresi alcuni infortuni. Finalmente il 6 dicembre 1976 inaugurai il mio ristorante – pizzeria “A Castellana”. Sembrava che le persone non avessero aspettato altro. L’afflusso che si registrava ogni sera era oltre ogni aspettativa. Un grande aiuto nella gestione del locale mi fu dato da mio padre. Tutte le mattine andava ad aprire i locali per controllare il personale che svolgeva i lavori di pulizia e ricevere le forniture. Alle 16,30 riapriva, per i camerieri ed il pizzaiolo, per rispondere al telefono e per ricevere le prenotazioni. Per me era una spalla insostituibile e lui a volte si divertiva a chiacchierare, in perfetto inglese, con i turisti di passaggio. Nel 1990 ristrutturammo il locale, creando al piano superiore un ampio salone di circa 250 metri quadri e adeguammo l’intera struttura alla nuove normative. I lavori durarono 18 mesi, con un impegno finanziario notevole, aggravato dal mancato riconoscimento, da parte del Ministero del Commercio, Industria ed Artigianato, di un finanziamento agevolato che prima ci era stato concesso e poi all’atto pratico, per mancanza di fondi, ci era stato ritirato. Riuscimmo comunque, grazie al duro lavoro, ad onorare tutti i nostri impegni. A causa di tale riduzione degli stanziamenti ministeriali, molte delle 18.000 aziende italiane a cui era stato promesso il finanziamento, sono fallite. Nel 2000 mia sorella e mio cognato decisero di rinunziare al lavoro della pizzeria. I miei figli, Salvatore e Cettina, decisero quindi di occuparsi della gestione del locale. Lo fecero fin da subito con grande passione ed elevatissima professionalità, affrontando con estrema competenza tutte le complicanze derivanti dalle recenti innovazioni legislative ed inserendo nuove procedure gestionali di carattere logistico ed informatico. Oggi, posso dire con orgoglio, che il locale è diventato non solo una delle più importanti pizzerie della provincia, ma anche un punto di riferimento per la cucina tipica siciliana ed, inoltre, è anche in grado di curare, con grande professionalità, la banchettistica. Inoltre tutto quello che ho raccolto e catalogato in 38 anni di attività arreda le pareti ed i soppalchi del locale facendolo diventare un piccolo museo etno-antropologico, che ha fermato nel tempo tutti i poveri attrezzi della civiltà contadina. Al piano superiore le pareti sono state arricchite da quadri, realizzati dall’Arch. Rodo Santoro, che raffigurano i più rappresentativi Signori del castello di Caccamo.